Negli stessi anni in cui Ejzenstejn iniziava la sua attività cinematografica, esordivano due giovani artisti di Leningrado, Kozincev, classe 1905, e Trauberg, di tre anni più giovane. Un sodalizio artistico destinato a durare nel tempo. Come l’illustre collega i due arrivarono al cinema dal teatro d’avanguardia, dando vita nel 1921, influenzati dalla corrente futurista formalista del Fronte di sinistra delle arti, al Feks, cioè “Fabrica ekstsentriceskovo aktjora” (Fabbrica dell’attore eccentrico) di cui Nuova Babilonia rappresenta il momento più alto e significativo in campo cinematografico. Una tragica storia d’amore al tempo della Comune di Parigi, il primo tentativo della classe operaia volto alla conquista del potere, fra Jean e Louise. Lei, commessa ai grandi magazzini Nuova Babilonia, è attiva nel campo dei Comunardi. Lui, un ex contadino, milita dall’atra parte della barricata. Alla fine, il sacrificio dell’amata sull’altare della rivoluzione, o la morte di lei gli farà aprire gli occhi sulla verità di quei tragici fatti. L’attenzione dei due autori, più che sul soggetto, piuttosto schematico, si concentra sul conflitto tra due mondi: la Parigi dei borghesi e delle cocottes, sazia e corrotta, e quella dei sobborghi operai, miserabile e affamata. Kozincev e Trauberg ne ricostruiscono il clima partendo da un’accurata documentazione letteraria (Zola) e figurativa (gli impressionisti). Il film vive per episodi, per frammenti, il che gli attirò le critiche di chi vedeva nel cinema prima di tutto uno strumento pedagogico e ideologico. Scriverà in proposito Nikolaj Lebedev: “Il film, brillantissimo, era un vero festival dell’impressionismo. Ma era troppo estetizzante. Tutto vi era a tal punto ricercato che, pur ammirando le singole inquadrature, lo spettatore rimaneva freddo e indifferente verso la tragedia umana che si svolgeva sullo schermo”. E Dziga Vertov di rincalzo: “I registi edulcorano quasi totalmente l’aspetto sociale della Comune, trasformando il film nella dimostrazione nel mondo corrotto del Secondo Impero, in un campionario delle diverse mode della borghesia francese dell’epoca”. Categorico il commento di Viktor Sklovskij: “I registi filmano l’aria attorno all’oggetto. E l’oggetto perde il suo centro di gravità”. Al contrario la rivista Kino lodò “la profondità dell’affresco sociale e la schietta analisi marxista della storia”, mentre la Komsomolskaya Pravda affermò che il film e i suoi autori, avendo “dissacrato le eroiche pagine della storia rivoluzionaria del proletariato francese, meritavano di essere trascinati in giudizio”. Quattro decenni dopo, il governo francese dovette essere dello stesso avviso, dato che ne cancellò la prevista proiezione dal programma commemorativo del centenario della Comune. Nuova Babilonia costituisce una inscindibile fusione di musica e immagini, un medium neo-operistico di insuperabile efficacia e un vero unicum nel suo genere. Il 23nne Sostakovic si rivelò una scelta molto utile ai Feks: si era appena fatto un nome con la sua Prima Sinfonia, aveva scritto un’opera tratta da Il naso di Gogol e stava componendo la musica per La cimice di Majiakovskji. Ricordava Kozincev. “Fummo subito d’accordo col compositore che la musica andava legata al significato profondo e non alle azioni esteriori, e che doveva svilupparsi attraverso gli eventi in apparente antitesi con il tono delle singole scene. La nostra linea guida era quella di una musica non illustrativa, né di complemento o di concordanza su questo punto specifico”. Sostakovic vide il film una sola volta, chiese una lista delle sequenze e la loro durata temporale e nove giorni dopo tornò per accompagnare il film coi suoi schizzi per piano. L’intera partitura composta per un ensemble di 14-20 elementi fu pronta per le prove agli inizi di marzo. Nelle due settimane che precedettero la première del 19 marzo 1929, Kozincev e Trauberg rimontarono radicalmente il film, riducendone la precedente durata, di quasi due ore, a 90 minuti. Sostakovic che aveva l’influenza sudò le classiche sette camicie per far combaciare la musica con i tagli. Le prime esecuzioni furono un disastro, come era prevedibile, con una partitura incompleta e i direttori furibondi. Dopo due rappresentazioni a Leningrado e a Mosca, la magnifica partitura di Sostakovic fu accantonata e dimenticata per mezzo secolo. Considerata perduta dallo stesso autore per il resto dei suoi giorni, fu ritrovata a pochi mesi dalla scomparsa del compositore (9/8/1975), da Gennadi Rozhdestvensky presso la biblioteca Lenin di Mosca.