Stagione estiva 2017
Opera

Il barbiere di Siviglia

Gioachino Rossini

Lo spettacolo di Damiano Michieletto inizia come un viaggio in treno, annunciato dall’altoparlante: «Attenzione, il treno espresso numero 393 da Firenze diretto a Siviglia è in partenza al binario cinque». Un modo allegro di viaggiare nell'opera di Rossini, evocando i luoghi e le situazioni con la fantasia. Costumi bizzarri e colori accesi rendono i personaggi divertenti: Don Basilio è verdissimo con capelli lunghi, unti, naso adunco, tutto verde d'invidia come un serpente; Figaro ha capelli che alludono a orecchie volpine e baffi, mentre don Bartolo, tutto in bianco, assomiglia a un panciuto bulldog che guarda geloso Rosina, vestita di Rosso come il suo amante Lindoro. L'assenza di scene concentra tutta l'attenzione sulle gag comiche e le gestualità curate, ma soprattutto sulla voce e sulla musica, regine dell'opera rossiniana.

Il barbiere di Siviglia, o sia L'inutil precauzione
Melodramma buffo in due atti dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beumarchais
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Prima rappresentazione: 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina, Roma

Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino / Maggioformazione - 2005

Artisti

Direttore
Matteo Beltrami

Regia e impianto scenico
Damiano Michieletto

Ripresa
Silvia Paoli

Costumi
Carla Teti

Luci
Alessandro Tutini

Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Rosina
Laura Verrecchia

Almaviva
Pietro Adaíni

Figaro
Alessandro Luongo

Don Bartolo
Omar Montanari

Don Basilio
Luca Dall’Amico

Berta
Eleonora Bellocci

Fiorello
Tommaso Barea

Un uffiziale
Vito Luciano Roberti
ATTO I
La notte sta volgendo al termine quando, in una piazza di Siviglia, il Conte d’Almaviva con l’aiuto del servo Fiorello e di alcuni musicisti, canta una serenata sotto le finestre dell’amata Rosina. Non ottenendo nessuna risposta dalla ragazza chiede consiglio al barbiere Figaro; egli gli rivela che Don Bartolo, tutore della ragazza, la tiene segregata con l’intento di sposarla. Quando Rosina finalmente si affaccia al balcone, lascia cadere un biglietto in cui domanda il nome dello spasimante. Il Conte, per accertarsi dei reali sentimenti della ragazza, dichiara di essere di umili origini e di chiamarsi Lindoro. L’azione si sposta ora all’interno dell'abitazione di Don Bartolo, dove Rosina consegna a Figaro una lettera per Lindoro. Don Basilio, maestro di musica della ragazza, avverte il tutore dell’arrivo in città del Conte e gli consiglia di inventare qualche calunnia che lo metta in cattiva luce agli occhi di Rosina. L’entrata di Almaviva, travestito su consiglio del barbiere da soldato ubriaco, crea tanto scompiglio da costringere le forze dell’ordine a irrompere sulla scena.

ATTO  II
Il Conte, spacciandosi questa volta per il sostituto di Don Basilio, riesce nuovamente a entrare negli appartamenti di Don Bartolo mentre Figaro, giunto per la rasatura, si impossessa della chiave del terrazzo. Col sopraggiungere del vero maestro di musica la situazione precipita: Don Basilio è messo a tacere in cambio di una borsa d’oro e il tutore, accortosi dell’imbroglio, scaccia il presunto Lindoro. Per fare arrestare il rivale e sposare Rosina, Don Bartolo esce di casa e invia Don Basilio a cercare un notaio. Il Conte, che nel frattempo si è introdotto nuovamente nell'edificio, svela la propria identità alla ragazza e la sposa approfittando dell’arrivo del notaio. Al tutore quindi non resta che accettare le nozze, ben contento di non dover fornire una dote a Rosina.
GIOACHINO ROSSINI
Nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792, figlio di un suonatore di trombetta e di una cantante. Comincia a studiare clavicembalo e canto a Lugo, per poi iscriversi nel 1806 alle lezioni di violoncello, pianoforte e composizione del Liceo Musicale di Bologna. Debutta nel 1810 con La cambiale di matrimonio al Teatro San Moisè di Venezia, ma i primi grandi successi li ottiene con La pietra del paragone (1812), Tancredi e L’Italiana in Algeri(1813). Assunto dall’impresario Domenico Barbaja come direttore dei teatri napoletani di San Carlo e del Fondo con l’obbligo di scrivere due opere all’anno, compone Otello (1816), Mosè in Egitto (1818), Ermione (1819), Maometto II (1820). A Roma tra il 1816 e il 1817 vanno in scena Il Barbiere di Siviglia e La Cenerentola; sempre nel 1817 è la volta di La Gazza Ladraalla Scala di Milano. Con Guillaume Tell (1829) abbandona il teatro d’opera e si dedica allo Stabat Mater (1841) e alla Petite Messe Solennelle (1863). Muore a Passy, presso Parigi, il 13 novembre 1868.
Date

Mer 26 luglio, ore 21:15
Ven 28 luglio, ore 21:15
Sab 22 luglio, ore 21:15
Gio 20 luglio, ore 21:15
Mar 18 luglio, ore 21:15
Ven 14 luglio, ore 21:15
Mer 12 luglio, ore 21:15
Lun 10 luglio, ore 21:15

Prezzi
I Settore 90 €
II Settore 60 €
III Settore 40 €
IV Settore 20 €