Adattamento del famoso romanzo dell'ungherese Sándor Márai, racconta l'incontro nel 1940 di due vecchi amici d'infanzia conosciutisi all'Accademia Militare di Vienna: Henrik (figlio di un principe ungherese) e Konrad (appartenente a una famiglia di piccoli borghesi polacchi). Hanno amato la stessa donna, Krisztina, ma è Henrik che lei ha sposato. Konrad è improvvisamente partito per i tropici e le colonie, dopo una battuta di caccia che ha rischiato di trasformarsi in un omicidio e, quarant'anni più tardi i due uomini si rivedono un'ultima volta per evocare il passato e riparlare di Krisztina, morta da molti anni. Riuscirà Henrik a conoscere finalmente la verità sul tentato omicidio di Konrad e sull'infedeltà di sua moglie?
Opera in un atto
Musica e libretto di Marco Tutino dal romanzo omonimo di Sándor Márai
Editore Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano Nuovo allestimento in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria
Prima rappresentazione assoluta della nuova versione
All’alba della seconda guerra mondiale, in un castello della campagna ungherese. Henrik, un generale dell’armata imperiale ora in ritiro, attende l’arrivo di Konrad, suo amico di gioventù e compagno all'accademia militare. Sono esattamente quarantuno anni che si sono persi di vista, dalla battuta di caccia durante la quale Konrad ha puntato il suo fucile verso Henrik, prima di sparire l’indomani senza alcuna spiegazione.
In seguito a quella battuta di caccia, Henrik scopre che sua moglie, Krisztina, aveva una relazione con Konrad. Decide quindi di separarsi da lei e di non parlarle più. Da allora vive come un eremita, completamente solo, aspettando soltanto il ritorno dell'amico. Ora è finalmente arrivato il momento di confrontare la vendetta dell’uno con il pentimento dell’altro.
Attraverso il drammatico incontro di due uomini, con le macerie dell’imperio austro-ungarico sullo sfondo, Le braci evoca un’amicizia perduta in un mondo ormai alla fine, l’ineluttabile avanzata del tempo in cui i sentimenti più violenti covano sotto le ceneri del passato. Un dialogo che trascina a una profonda riflessione sull'amore, l’amicizia e la morale.
Marco Tutino
Nasce a Milano nel 1954 ed esordisce come compositore a vent'anni. Tra le sue opere ci sono Pinocchio, Cyrano, La Lupa, Vite immaginarie, Federico II, Il gatto con gli stivali, Dylan Dog, Vita, Senso e Le braci, composto su commissione del Maggio Musicale Fiorentino e del festival della Valle d'Itria. Direttore artistico del Teatro Regio di Torino dal 2002 al 2006, Sovrintendente e direttore artistico del Comunale di Bologna dal 2006 al 2011, Marco Tutino ha anche ricoperto dal 2009 al 2011 il ruolo di presidente dell’Anfols, l’associazione che riunisce tutte le fondazioni liriche italiane. Le sue opere sono state eseguite nei principali teatri italiani ed esteri, interpretate da direttori d'orchestra come Roberto Abbado, Daniele Gatti, Riccardo Chailly, Giuseppe Sinopoli, Carlo Rizzi, Dino Scuderi. Il Teatro dell'Opera di San Francisco ha commissionato a Marco Tutino Two Women/ La Ciociara, un'opera tratta dalla Ciociara di Alberto Moravia: è la prima volta, dopo Puccini, che un teatro americano commissiona a un compositore italiano un nuovo lavoro, acclamato trionfalmente alla sua prima esecuzione nel giugno 2015.
FRANCESCO CILLUFFO
Direttore e compositore, Francesco Cilluffo si è diplomato al conservatorio di Torino, alla Conductor Guildhall School of Music and Drama e al King’s College di Londra. In veste di direttore ha già all’attivo prestigiosi impegni quali: Der König Kandaules di Zemlinsky al Teatro Massimo di Palermo;una tournée di concerti con l’ Orquesta Filarmónica de Santiago in Cile; Requiem di Mozart nell’edizione Levin, il Requiem di Duruflé e la Sinfonia n.14 di Shostakovich con l’Orchestra Filarmonica di Torino; Il Trovatore a Como; una serie di concerti con l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari e con la ORT- Orchestra della Toscana. La sua lettura dell’Arlesiana di Cilea per la serata inaugurale della stagione 2013-2014 del Teatro Pergolesi Spontini di Jesi ha riscosso unanimi consensi di pubblico e critica, e da poco è disponibile in cd e dvd per l’etichetta Dynamic; sono succeduti Cavalleria Rusticana a Sassari; Tancredi con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano; Il Barbiere di Siviglia a Genova; la nuova produzione del Campiello di Wolf-Ferrari che ha inaugurato la stagione 2015 all’Opera di Firenze poi in tournée al Teatro Verdi di Trieste; un Gala Verdiano alla Tchaikovsky Concert Hall di Mosca e al Festival Verdi di Parma, al Regio di Parma è stato rinvitato prima per la nuova produzione della Cambiale di Matrimonio di Rossini e poi per L’Elisr d’amore, opera di apertura della stagione 2015. L’Elisir d’Amore è anche il titolo che ha segnato il suo debutto a Gerusalemme con la Israeli Opera di Tel Aviv, una nuova produzione di Nabucco a Kiel, ha diretto la prima mondiali de Le Braci di Tutino al Festival di Martina Franca Francesco Cilluffo ha appena ricevuto il plauso di pubblico e critica per il Guglielmo Ratcliff di Mascagni andato in scena al Festival di Wexford. Gli appuntamenti futuri prevedono una nuova produzione La Traviata a Liegi e a Charleroi e un rinvito alla New Israeli Opera di Tel Aviv per il Roméo et Juliette di Gounod.
LEO MUSCATO
Nasce a Martina Franca e studia Lettere e Filosofia all'Università La Sapienza di Roma. Dopo essere entrato nella compagnia di Luigi De Filippo, nel 1997 vince il concorso alla Scuola d’arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Dal 2005 al 2008 è Direttore Artistico della Compagnia LeArt’-Teatro di Grottammare. Nel 2007 l’Associazione Nazionale dei Critici Teatrali lo premia come miglior regista e nel 2009 debutta nell’opera lirica con il dittico La voix humaine / Pagliacci per i teatri del Circuito Lirico Lombardo. L’anno successivo firma La bohème per il Macerata Opera Festival e nel 2013 crea I masnadieri per il Festival Verdi di Parma e L’Africaine per il Teatro la Fenice di Venezia. A Firenze nel 2014 va in scena il suo Nabucco, vincitore del Premio Abbiati come miglior spettacolo, e Il Campiello di Ermanno Wolf-Ferrari.
È un viaggio nel tempo, quello che ci viene proposto.
Siamo in un bosco ai piedi dei Carpazi. Le macerie di un castello testimoniano la fine di un fasto che non abita più lì. Henrik, un vecchio, vecchissimo generale, è rinchiuso nella prigione della sua mente alla ricerca di una verità che conosce bene, ma che fatica ad accettare. Come la fiamma di una candela sbatacchiata dal vento cerca di rimanere accesa finché occorre fare luce, così il generale esiste e resiste in quel castello, aiutato dalla sua vecchissima balia che gli fa quasi da paralume. Troppe domande gli vivono in testa, ed è deciso ad aspettare delle risposte che lo convincano e che solo una persona può dargli. E il generale è lì che l’aspetta, da sempre. Dopo quarantuno anni, finalmente una lettera: Konrad, il suo vecchio amico è tornato; è in città e chiede di essere ricevuto. È l’inizio di un viaggio nella memoria; d’un un passato che ritorna e riporta momenti, a volte bellissimi, altre strazianti.
Una serie di flashback ci portano avanti e indietro nel tempo.
I due vecchi adesso sono dei giovanissimi cadetti, due ragazzi uniti da un legame speciale che li rende unici e solidali. Fra loro, una bellissima ragazza, Kristina, amante della musica e della bella vita, che finirà per innamorarsi di entrambi, e amarli di un amore diverso, ma sincero e senza riserve.
La musica e il libretto impongono una netta differenziazione dei due mondi evocati. Da una parte vi è energia, vivacità, prestanza fisica; dall’altra, lentezza, pesantezza e la fragilità dei corpi stanchi.
Era necessaria una sintesi visiva che facesse convivere i boschi dei Carpazi, e il Castello in cui Henrik si è rinchiuso. Ma allo stesso tempo, questo spazio, doveva poter ospitare sia il presente che il passato. Per questo, abbiamo immaginato un luogo che potesse evocare sia lo sfarzo lussuoso della società viennese fin de siècle, col suo corredo di mondanità e aspirazioni, che la fine stessa di quel mondo, disfatto e devastato dalla guerra.
Quando irrompe la giovinezza, Henrik e Konrad si trasformano in osservatori muti di fatti accaduti loro nel passato e che, a distanza di anni, assumono un peso diverso. Potessero intervenire e modificarli, forse lo farebbero. Ma è proprio in quell’impossibilità che si annida il fuoco che tiene vive le braci, e queste rimarranno accese finché Henrik non avrà ottenuto delle risposte.