È possibile unire i tre titoli definiti “la trilogia popolare verdiana” con un trait d’union che li attraversi e con una proposta registica e drammaturgica d’insieme? Francesco Micheli, il maestro Fabio Luisi e il Maggio ci scommettono, convinti che la “trilogia” ci consegni Giuseppe Verdi come un Padre della Patria. “Quel filo che le unisce, passa e intesse le trame prendendo i colori della nostra Bandiera e la “trilogia” diventa un polittico a tinte forti che dice quello siamo, quello che dovremmo essere, anzi quello che vorremmo essere. Traviata è il bianco perché è anche il colore della camelia, ma soprattutto perché Violetta ambisce a una purezza e uno status che il pubblico facilmente le riconosce, e molto di più, rispetto agli altri personaggi. (Francesco Micheli, regia)
La traviata
Opera in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma La dame aux camélias, di Alexandre Dumas figlio
Musica di Giuseppe Verdi
Prima rappresentazione: 6 marzo 1853 al Teatro La Fenice di Venezia
ATTO I
È in corso una festa nel salotto parigino della cortigiana Violetta Valery. Il Visconte Gastone de Letorièrs le presenta Alfredo Germont che, da tempo infatuato della padrona di casa, le dedica un brindisi. Mentre gli invitati si spostano nella sala da ballo, Violetta a causa di un improvviso malore è costretta a fermarsi. Alfredo ne approfitta per dichiararle tutto il suo amore; la donna, che in un primo momento lo invita a dimenticarla, gli dona un fiore pregandolo di riportarlo quando sarà appassito, ovvero l’indomani. Rimasta sola, riflette sull’insolito turbamento provocatole da Alfredo mentre da lontano la voce del giovane continua a ribadire il suo amore.
ATTO II
Da qualche mese i due innamorati vivono in campagna. Alfredo, informato dalla domestica Annina che Violetta per avere di che vivere sta vendendo tutti i suoi beni, corre a Parigi in cerca di una soluzione. Nel frattempo si presenta Giorgio Germont, padre del giovane: l’onore della famiglia è in pericolo e la condotta di Alfredo sta minacciando le nozze della sorella. Violetta accetta di sacrificarsi e lascia l’amato con la scusa di voler tornare alla sua vecchia vita. Alfredo, consolato dal padre, scopre un invito per una festa dall’amica Flora Bervoix e decide di parteciparvi. Qui compare Violetta assieme al barone Douphol, suo antico amante. Alfredo, di fronte a tutti, annuncia di voler saldare i suoi debiti con la donna e le getta il denaro appena vinto al tavolo da gioco. Violetta sviene e Alfredo, dopo essere stato rimproverato dal padre, esce tra il disprezzo generale.
ATTO III
Violetta giace nella sua camera da letto, vegliata da Annina. A questa il medico rivela che alla padrona, malata di tisi, non restano che poche ore di vita. Violetta, sconsolata, rilegge la lettera che le ha inviato Germont per avvisarla di aver confessato ogni cosa al figlio. Finalmente giunge Alfredo e i due, riabbraciandosi, sognano un futuro insieme lontano da Parigi; accorre anche Germont ma ormai è tardi e Violetta, dopo aver donato un suo ritratto all’amato, muore.
GIUSEPPE VERDI
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce a Le Roncole di Busseto, vicino Parma, il 10 ottobre 1813. Riceve i primi rudimenti di musica suonando l’organo della locale parrocchia e nel 1832, grazie al mecenatismo di Antonio Barezzi, può trasferirsi a Milano, nonostante non sia ammesso al Conservatorio. Oberto conte di San Bonifacio, la sua prima opera, va in scena con discreto successo alla Scala nel 1839 ma è Nabucco, tre anni più tardi, il primo grande trionfo. Dopo tanti capolavori, tra cui Ernani (1844) e Macbeth (1847), tra il 1851 e il 1853 nasce la cosiddetta “trilogia popolare”: Rigoletto, Il trovatore e La traviata. Arrivano importanti commissioni anche dall’estero: Les vêpres siciliennes(Parigi, 1855), La forza del destino (San Pietroburgo, 1862), Don Carlos (Parigi, 1867) e Aida (Il Cairo, 1871). Dopo la Messa di Requiem (1874), Otello (1887) e Falstaff(1893), muore a Milano il 27 gennaio 1901.