Una delle opere più amate, conosciute e rappresentate di Giuseppe Verdi è traslata dalla regia di Alfredo Corno e dalle scene di Angelo Sala in una Italia degli anni '50, deliberatamente ispirata alla dolce vita felliniana. In scena si intravedono cineprese d'epoca che riprendono una Violetta-Anita Ekberg bionda con abito nero replica la famosa scena del bagno nella fontana di Trevi, mentre il giovane Alfredo è un altro attore della troupe. Nonostante le differenze, il libretto di Francesco Maria Piave si adatta in modo straordinario e la storia si rivela convincente, affascinante e ricca di dettagli e citazioni: la festa a casa di Flora è un momento conviviale del Teatro 5, dove si vedono come figuranti personaggi che sembrano provenire da La strada e 8 e ½, o dai danzatori di Satyricon. L'epilogo della vicenda è in una triste stanza d'ospedale, la cui solitudine raggela e rende tragica la fine di Violetta.
La Traviata
Opera in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Prima rappresentazione: 6 marzo 1853 al Teatro La Fenice, Venezia
ATTO I
È in corso una festa nel salotto parigino della cortigiana Violetta Valery. Il Visconte Gastone de Letorièrs le presenta Alfredo Germont che, da tempo infatuato della padrona di casa, le dedica un brindisi. Mentre gli invitati si spostano nella sala da ballo, Violetta a causa di un improvviso malore è costretta a fermarsi. Alfredo ne approfitta per dichiararle tutto il suo amore; la donna, che in un primo momento lo invita a dimenticarla, gli dona un fiore pregandolo di riportarlo quando sarà appassito, ovvero l’indomani. Rimasta sola, riflette sull’insolito turbamento provocatole da Alfredo mentre da lontano la voce del giovane continua a ribadire il suo amore.
ATTO II
Da qualche mese i due innamorati vivono in campagna. Alfredo, informato dalla domestica Annina che Violetta per avere di che vivere sta vendendo tutti i suoi beni, corre a Parigi in cerca di una soluzione. Nel frattempo si presenta Giorgio Germont, padre del giovane: l’onore della famiglia è in pericolo e la condotta di Alfredo sta minacciando le nozze della sorella. Violetta accetta di sacrificarsi e lascia l’amato con la scusa di voler tornare alla sua vecchia vita. Alfredo, consolato dal padre, scopre un invito per una festa dall’amica Flora Bervoix e decide di parteciparvi. Qui compare Violetta assieme al barone Douphol, suo antico amante. Alfredo, di fronte a tutti, annuncia di voler saldare i suoi debiti con la donna e le getta il denaro appena vinto al tavolo da gioco. Violetta sviene e Alfredo, dopo essere stato rimproverato dal padre, esce tra il disprezzo generale.
ATTO III
Violetta giace nella sua camera da letto, vegliata da Annina. A questa il medico rivela che alla padrona, malata di tisi, non restano che poche ore di vita. Violetta, sconsolata, rilegge la lettera che le ha inviato Germont per avvisarla di aver confessato ogni cosa al figlio. Finalmente giunge Alfredo e i due, riabbraciandosi, sognano un futuro insieme lontano da Parigi; accorre anche Germont ma ormai è tardi e Violetta, dopo aver donato un suo ritratto all’amato, muore.
GIUSEPPE VERDI
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce a Le Roncole di Busseto, vicino Parma, il 10 ottobre 1813. Riceve i primi rudimenti di musica suonando l’organo della locale parrocchia e nel 1832, grazie al mecenatismo di Antonio Barezzi, può trasferirsi a Milano, nonostante non sia ammesso al Conservatorio. Oberto conte di San Bonifacio, la sua prima opera, va in scena con discreto successo alla Scala nel 1839 ma è Nabucco, tre anni più tardi, il primo grande trionfo. Dopo tanti capolavori, tra cui Ernani (1844) e Macbeth (1847), tra il 1851 e il 1853 nasce la cosiddetta “trilogia popolare”: Rigoletto, Il trovatore e La traviata. Arrivano importanti commissioni anche dall’estero: Les vêpres siciliennes (Parigi, 1855), La forza del destino (San Pietroburgo, 1862), Don Carlos (Parigi, 1867) e Aida (Il Cairo, 1871). Dopo la Messa di Requiem (1874), Otello (1887) e Falstaff (1893), muore a Milano il 27 gennaio 1901.