La favorite di Gaetano Donizetti ha una storia travagliata: nasce come rielaborazione de L'ange de Nisida, opera che non andò mai in scena perché il teatro parigino che l'aveva commissionata fallì lo stesso anno e il libretto originario, che trattava dell'amante di un re di Napoli, avrebbe avuto problemi con la censura italiana. Gaetano Donizetti scelse di unire alla base musicale parti da altre sue opere, come l'Adelaide, L'assedio di Calais, Le duc d'Albe, Pia de' Tolomei, e presentò all'Opéra de Paris un dramma musicale in cui la vicenda, trasposta nella Castiglia del XIV secolo, narra la passione infelice tra il monaco Fernand, che abbandona il monastero di Santiago di Compostella, e Leonore, la favorita di re Alphonse. La fretta per la consegna del lavoro lo portò a terminare il lavoro il 1 ottobre del 1840, in cui compose il quarto atto in poche ore, con l'eccezione di una cavatina e parte di un duetto aggiunti durante le prove, come ricorda lo stesso autore in una lettera al cognato Antonio Vasselli.
La favorite
Opera in quattro atti di Alphonse Royer, Gustave Vaëz e Eugène Scribe
Tratto da Les Amours malheureuses ou le Comte de Comminges di Baculard d'Arnaud (1790).
Musica di Gaetano Donizetti
Prima rappresentazione: 2 dicembre 1840 all'Opéra de Paris
Allestimento del Gran Teatre del Liceu di Barcellona
Una coproduzione del Gran Teatre del Liceu con il Teatro Real di Madrid
Prima rappresentazione a Firenze nella versione originale francese
Alphonse XI
Mattia Olivieri (22, 25, 28/02)
Vito Priante (03/03)
Balthazar
Ugo Guagliardo
Ines
Francesca Longari
Don Gaspar
Manuel Amati
Un Seigneur
Leonardo Sgroi
Atto I L’interno del monastero di Santiago de Compostela.
I frati, pregando, si dirigono nella cappella del convento, seguiti da Balthazar, il padre superiore del monastero, e dal novizio Fernand, che sta per prendere i voti. Balthazar si accorge che il giovane esita a entrare e gliene chiede la ragione. Fernand risponde che la sua fede vacilla da quando, in chiesa, una donna bella come un angelo si è inginocchiata a pregare accanto a lui. Da allora, ogni volta che prega Dio, è l’immagine della giovane che si affaccia alla sua mente e gli fa sognare un destino fuori delle mura del convento. Invano Balthazar cerca di trattenerlo rivelandogli che aveva pensato a lui come suo successore e mettendolo in guardia dai pericoli del mondo; Fernand è deciso ad abbandonare la vita religiosa, perché ama quella giovane sconosciuta, di cui non sa né il nome né la condizione. Il padre superiore allora lo scaccia e rifiuta di benedirlo: gli predice però che un giorno tornerà pentito al convento e gli augura che Dio non lo maledica. Fernand si affida alla donna amata perché guidi il suo cammino e vegli su di lui e lascia il monastero.
Sulla spiaggia dell’isola di Léon.
Inès, confidente di Léonor, la “favorita” del re, canta e danza con le amiche, attendendo la barca che deve condurre Fernand, velato, dalla sua amata. Invano il giovane chiede a Inès di rivelargli il nome della sua padrona: “è un segreto della Signora”, risponde Inès. Sopraggiunge Léonor e i due giovani si scambiano parole d’amore. Ma alla richiesta di Fernand di sapere il suo nome, Léonor gli intima di non domandarlo e quando il giovane le chiede di sposarlo, la donna, turbata, risponde di non poter accettare, pur desiderandolo. Quindi porge a Fernand uno scritto: egli vi troverà la certezza di un futuro di gloria, ma in cambio dovrà rinunciare a lei. Giunge Inès annunciando l’arrivo del re di Castiglia Alphonse XI. Fernand crede di comprendere i motivi per cui Léonor non può sposarlo: è una dama di alto rango ed egli è un giovane sconosciuto. Legge dunque il foglio che la donna gli ha lasciato e apprende che è stato nominato capitano: esulta perché spera di poter ottenere la mano dell’amata grazie alla gloria che si meriterà in guerra.
Atto II Nel palazzo dell’Alcazar di Siviglia.
Alphonse commenta con Don Gaspar, suo ufficiale, la grande vittoria ottenuta nella guerra contro i Mori soprattutto per merito delle gesta eroiche di Fernand, che vuole onorare di fronte a tutta la corte. Gaspar gli comunica l’arrivo di un importante messaggio da parte del Papa, ma il re è preso da altri pensieri: i cortigiani, istigati
da Roma, cospirano contro Léonor, ma egli è deciso a difendere la sua amante ad ogni costo. Ordina quindi a Gaspar di preparare una grande festa. Entra Léonor: ha saputo da Inès delle imprese di Fernand e esprime al re tutta la sua vergogna e il dolore per il ruolo di amante che le procura il disprezzo della corte: è una condizione che non può più sopportare. Alphonse l’esorta a pazientare: presto saprà ciò che il suo re ha pensato per lei e la invita a partecipare alla festa al suo fianco. Mentre la cerimonia ha inizio, Gaspar mostra al re un biglietto di Fernand a Léonor: adirato, Alphonse si rivolge alla donna che confessa di amare un altro, senza però rivelarne il nome. Il
loro colloquio è bruscamente interrotto dall’ingresso di Balthazar, messaggero del papa, che maledice la coppia adultera e minaccia la scomunica sul re se ripudierà la regina per sposare la sua favorita. Alphonse non intende cedere, rivendicando il suo potere regale, mentre Léonor chiede al re di vendicare il suo onore. Balthazar mostra
allora la bolla papale con la scomunica per il re: Léonor deve essere scacciata all’istante. Colpita dalle parole di Balthazar tutta la corte si scaglia contro la favorita del re e ne chiede l’immediato allontanamento.
Atto III
Nel palazzo dell’Alcazar di Siviglia. Alphonse loda e ringrazia Fernand per il suo valore in battaglia e gli
domanda quale premio desideri. Il giovane risponde che ama una nobile dama e chiede al re il consenso alle nozze. Alphonse acconsente e vuol sapere chi sia la giovane: in quel momento entra Léonor e Fernand la indica al sovrano. Alphonse resta stupefatto, ma subito con cinico calcolo politico concede il suo assenso alle nozze, col duplice scopo di vendicarsi di Léonor e di por fine alle controversie con il Papa. Esorta dunque la giovane a corrispondere all’amore di Fernand e fissa le nozze entro un’ora. Fernand, ignaro del passato dell’amata, è al colmo della gioia, mentre Léonor è tormentata dall’angoscia: non può accettare che il suo amato sia disonorato agli occhi della corte a causa del suo rapporto con il re. Pur amando Fernand con tutta se stessa, non vuole portargli in dote il suo disonore; incarica dunque Inès di rivelare al giovane che è stata l’amante del re e che è pronta ad essere abbandonata, ma se egli vorrà perdonarla, lo amerà e sarà pronta a morire per lui. Inès
però è arrestata da Don Gaspar prima di poter parlare con Fernand e la cerimonia di nozze ha inizio. Il re nomina Fernand marchese e gli conferisce il collare di un ordine nobiliare, quando giunge Léonor. Poiché Fernand l’accoglie con parole piene d’affetto, pensa che egli abbia perdonato il suo passato: così il rito si compie, fra i commenti sarcastici
dei cortigiani, convinti che il giovane si sia prestato, per convenienza, a sposare l’amante del re, allontanando da lui la scomunica papale. Finita la cerimonia, Fernand si rivolge ai cortigiani esortandoli a condividere la sua felicità, ma questi rispondono con disprezzo e rifiutano di
stringergli la mano. Egli si scaglia contro di loro per vendicare l’offesa con il sangue, ma è fermato dall’improvviso arrivo di Balthazar. Quando questi è informato del matrimonio, rivela a Fernand che ha sposato
l’amante del re. Il giovane è folgorato dall’inattesa rivelazione e rivolge ad Alphonse parole piene di fierezza e di sdegno, accusandolo di averlo ingannato e condannato al disonore; quindi rifiuta il titolo di marchese, getta a terra il collare nobiliare e spezza la sua spada ai piedi del re.
Alphonse vorrebbe punire l’insolenza di Fernand, ma, conscio della sua colpa, rinuncia alla vendetta e lascia che Fernand esca con Balthazar.
Atto IV
Nel monastero di Santiago de Compostela.
I monaci sono intenti a scavare le loro tombe, mentre Balthazar esorta alcuni pellegrini alla preghiera; quindi si rivolge a Fernand che si accinge nuovamente a prendere i voti e questi gli confida di essere tornato al convento per trovare finalmente la pace interiore. Balthazar lo invita a rivolgere i suoi pensieri solamente a Dio, poi lo lascia: deve accorrere da un giovane novizio, giunto al monastero gravemente ammalato. Rimasto solo, Fernand torna con il pensiero a Léonor: ha amato un angelo che credeva puro, ma il suo sogno di felicità si è dissolto in una menzogna fatale. Prega dunque Dio di concedergli l’oblio del passato ed entra nella cappella per pronunciare i suoi voti. Appare Léonor travestita da novizio: è morente e cerca Fernand
per ottenere il suo perdono, ma le giunge la voce del giovane che si consacra a Dio. Vorrebbe fuggire, ma le forze le mancano e cade a terra sfinita. Fernand esce dalla chiesa, riconosce Léonor e la scaccia con parole sferzanti: torni dal re, a coprirsi di oro e di vergogna. Ma la donna si difende: non l’ha ingannato, era certa che Inès avesse
compiuto la sua missione e che egli l’avesse sposata nonostante il suo passato. Si è trascinata fino a lui per ottenere il suo perdono: sta per morire e desidera salire al cielo libera dal suo disprezzo. Fernand sente rinascere in sé l’amore e, al culmine dell’esaltazione, perdona Lèonor e le chiede di fuggire con lui, ma la donna, sfinita, spira fra le sue braccia. Balthazar invita i monaci a pregare per il novizio e Fernand chiede loro di pregare per la sua anima l’indomani, quando anche lui avrà finito di vivere.
GAETANO DONIZETTI
Nasce a Bergamo il 29 novembre 1797. Di umili origini, riceve i primi insegnamenti musicali alle Lezioni Caritatevoli di Musica di Giovanni Simone Mayr. Dopo un periodo di perfezionamento al Liceo Musicale di Bologna, esordisce nel 1818 con Enrico di Borgogna, per la riapertura del Teatro San Luca di Venezia. Nel 1822 diviene direttore del Teatro San Carlo di Napoli, ruolo che deterrà fino al 1833. Sono anni di frenetica attività compositiva, testimoniati da capolavori come Anna Bolena (1830), L’elisir d’amore (1832), Lucrezia Borgia (1833), Lucia di Lammermoor(1835), Maria Stuarda (1835), Roberto Devereux (1837). Nel 1835 Gioachino Rossini lo invita a Parigi, dove debutta al Théâtre Italien con Marin Faliero: è la consacrazione internazionale e l’inizio del prolifico legame con la capitale francese per cui compone anche La Fille du régiment (1840) e Don Pasquale (1843). L’8 aprile 1848, reso folle dalla sifilide, muore a Bergamo.
FABIO LUISI Nato a Genova, attualmente Direttore stabile (General Music Director) al Teatro dell’Opera di Zurigo e Direttore Principale della Danish National Symphony Orchestra di Copenaghen, è il Direttore Musicale designato del Maggio Musicale Fiorentino e inizierà il suo incarico nell’aprile 2018. Dal 2011 al 2017 è stato Direttore Principale del Metropolitan Opera House di New York, nonché Direttore Principale dei Wiener Symphoniker (2005-2013), della Staatskapelle di Dresda (2007- 2010), dell’Orchestre de la Suisse Romande a Ginevra (1997-2002), dell’Orchestra del Mitteldeutscher Rundfunk di Lipsia (1999-2007) e dei Tonkünstler di Vienna (1995-2000). Dal 2015 è Direttore Musicale del Festival della Valle d’Itria a Martina Franca, un Festival al quale è stato legato fin dagli inizi della sua carriera. Dirige stabilmente nei maggiori Teatri d’opera del mondo (Teatro alla Scala di Milano, Covent Garden di Londra, Opéra di Parigi, Liceu di Barcellona, Bayerische Staatsoper di Monaco, Lyric Opera di Chicago) ed è ospite delle migliori orchestre (fra cui, Cleveland Orchestra, Philadelphia Orchestra, San Francisco Symphony, Concertgebouw Orkest, London Symphony Orchestra, Wiener Philharmoniker, Filarmonica della Scala, NHK Orchestra Tokyo). Ha al suo attivo numerose registrazioni, fra cui l’integrale delle Sinfonie di Robert Schumann, di Arthur Honegger e di Franz Schmidt, poemi sinfonici di Richard Strauss, opere di Verdi, Bellini, Donizetti, Rossini, Strauss, Wagner e Berg. Per il DVD di Siegfried e Götterdämmerung con i complessi del Metropolitan di New York ha vinto un Grammy Award e per la registrazione della Nona Sinfonia di Anton Bruckner con la Staatskapelle di Dresda ha vinto un Premio Echo-Klassik. Numerose le onoreficenze ricevute, fra le quali il premio Abbiati, l’Anello d’oro dedicato ad Anton Bruckner dei Wiener Symphoniker, il Grifo d’Oro della città di Genova, la Laurea honoris causa dell’Università di San Bonaventure (Stati Uniti), l’Ordine della Repubblica Austriaca per Scienze ed Arti. È Cavaliere della Repubblica Italiana e Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia.
ARIEL GARCIA-VALDÈS Uomo di teatro, regista e attore, ha partecipato ad una delle più significative avventure collettive del teatro francese al Centre Dramatique National des Alpes dal 1975 al 1986, guidato da Georges Lavaudant, storico direttore del Théâtre de l’Odéon di Parigi. Questa avventura si è conclusa con l’interpretazione del ruolo del protagonista in Riccardo III di Shakespeare,
realizzato nella cour d’honneur del Festival di Avignone e risultato uno dei più grandi successi nella storia della manifestazione. Direttore del Centre
Dramatique National des Alpes dal 1988 al 1990, ha firmato oltre 30 regie nelle maggiori istituzioni teatrali di Francia e Spagna e numerosi spettacoli
lirici all’Opéra de Paris, all’Opéra de Monte-Carlo, al Liceu di Barcellona, alla Zarzuela e al Real di Madrid e nei teatri di Losanna, Strasburgo e Granada. All’Odéon di Parigi, ha ripreso, a partire dal 2004, l’attività di attore con 3 spettacoli che hanno segnato la vita teatrale francese e nei quali ricopriva ruoli da protagonista: Riccardo III ne La rose et la hache, Amleto in Hamlet, un songe e Valmont in Quartett di Heiner Müller, dove divideva la scena con Isabelle Huppert per la regia di Robert Wilson (ottobre-novembre 2006): spettacoli questi che sono stati rappresentati nei più grandi teatri di prosa europei. Ha recitato poi al Théâtre de la Madeleine di Parigi ne L’amante anglaise di Marguerite Duras, con André Wilms e Ludmila Mikaël (maggio-luglio 2009) e ha ripreso, nel novembre 2009, Quartett di Heiner Müller sempre con Isabelle Huppert e la regia di Robert Wilson a New York. Nel 2016, ha recitato all’Odéon di Parigi in Ivanov di Čechov per la regia di Luc Bondy e nel 2017, sempre all’Odéon, ha tenuto una serie di letture pubbliche di Bérénice di Racine con Isabelle Adjani e la regia di Georges Lavaudant.
DEREK GIMPEL Nato a Berlino, inizia la sua carriera di regista alla Staatsoper Unter den Linden. Ha firmato regie e riprese di oltre 80 opere nei più importanti teatri internazionali, fra cui: Teatro Real di Madrid, Opéra Garnier e Théâtre de Champs-Élysées di Parigi, New National Theatre di Tokyo, Finnish National Opera di Helsinki, Gran Teatre del Liceu di Barcellona, National Opera di Varsavia, La Scala di Milano, Israeli Opera di Tel Aviv, Opere di Zurigo e Lipsia e il Festival di Salisburgo. Scrive numerosi articoli e saggi per i programmi di sala e ha tenuto workshops per giovani cantanti nei conservatori di Berlino, Londra e Tokyo. Ha curato la regia del suo adattamento de Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti, che ha debuttato con la Dresdner Philharmonie diretta da Michael Sanderling. La sua recente produzione di Don Carlo di Verdi al Teatro Nazionale di Zagabria è stata candidata come migliore opera del 2017 in Croazia. Derek Gimpel è stato invitato a tornare alla Staatsoper di Berlino per creare una nuova produzione dell'opera Punch and Judy di Harrison Birtwistle, accolta con favore dal pubblico. Tra i progetti futuri, un nuovo allestimento di Kát'a Kabanová di Leoš Janáček per il Grange Festival e una produzione semi-scenica di Fidelio di Beethoven.