LXXXI Festival del Maggio Musicale Fiorentino
Opera

La battaglia di Legnano

Giuseppe Verdi

La battaglia di Legnano fu composta in un momento di grande fermento patriottico: pochi giorni dopo la sua prima rappresentazione trionfale, la Città Eterna vide la proclamazione della Repubblica Romana, mentre il papa cercava rifugio a Gaeta. I cronisti dell'epoca raccontano come il popolo per le strade inneggiasse a Verdi e all'Italia canticchiando brani dell'opera appena rappresentata. Sono rivelatrici di questo sentimento le parole del coro che apre il primo atto: «Viva Italia! un sacro patto / Tutti stringe i figli suoi [...] Viva Italia forte ed una / Colla spada e col pensier! / Questo suol che a noi fu cuna / Tomba sia dello stranier!»

La battaglia di Legnano
Tragedia lirica in quattro atti
Libretto di Salvatore Cammarano tratto da La Bataille de Toulouse di Joseph Méry
Musica di Giuseppe Verdi
Prima rappresentazione: 27 gennaio 1849 al Teatro Argentina di Roma

Nuovo allestimento

Artisti

Direttore
Renato Palumbo

Regia
Marco Tullio Giordana

Regista collaboratore
Boris Stetka

Scenografo e Light designer
Gianni Carluccio

Assistente scenografo
Sebastiana Di Gesù

Costumista
Francesca Livia Sartori e Elisabetta Antico

Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Federico Barbarossa
Marco Spotti

Rolando
Giuseppe Altomare

Lida
Vittoria Yeo

Arrigo
Giuseppe Gipali

Imelda
Giada Frasconi

I Console
Egidio Massimo Naccarato

II Console
Nicolò Ayroldi

Marcovaldo
Min Kim

Podestà
Adriano Gramigni

Uno scudiero / Un araldo
Rim Park

ATTO I – Egli vive
Mentre in una piccola contrada di Milano si festeggia la vittoria della Lega Lombarda, il milanese Rolando abbraccia l’amico Arrigo, creduto morto in battaglia. Lida, in passato fidanzata di Arrigo, ha sposato nel frattempo Rolando, cedendo alla volontà del padre. Un araldo comunica l’arrivo dell’esercito di Federico Barbarossa. Mentre Rolando è in riunione nel senato, Arrigo rimprovera Lida di infedeltà, ma la donna cerca di giustificarsi.


ATTO II – Barbarossa!
Su invito della Lega Arrigo e Rolando arrivano a Como per convincere i capi dell’esercito a spostare il campo. L’imperatore minaccioso dichiara di voler distruggere l’esercito lombardo a Milano, mentre i due eroi lombardi inneggiano alla liberazione dall’imperatore straniero.


ATTO III – L’infamia
Arrigo decide di entrare a far parte dei Cavalieri della Morte, contro il volere di Lida, che gli invia una lettera per dissuaderlo. La missiva viene intercettata da Marcovaldo, un prigioniero tedesco, invaghito di Lidia, e consegnata a Rolando, che si accinge a partire. Lida incontra di nascosto Arrigo e gli confessa il suo amore pur dichiarandosi fedele a Rolando. Scoprendo Lida e Arrigo a colloquio, Rolando rinchiude Arrigo nella torre: impedendogli di raggiungere i Cavalieri della Morte verrà così disonorato. Arrigo fugge dalla finestra gettandosi nel fiume.


ATTO IV – Morire per la patria!
Le donne dei soldati milanesi, fra cui Lida, pregano per i loro uomini in guerra. I soldati tornano dopo aver sconfitto Barbarossa, ferito gravemente da Arrigo. Anche quest’ultimo, ferito a morte, spira poco dopo, confermando a Rolando, con solenne giuramento, l’innocenza di Lida.

GIUSEPPE VERDI
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce a Le Roncole di Busseto, vicino Parma, il 10 ottobre 1813. Riceve i primi rudimenti di musica suonando l’organo della locale parrocchia e nel 1832, grazie al mecenatismo di Antonio Barezzi, può trasferirsi a Milano, nonostante non sia ammesso al Conservatorio. Oberto conte di San Bonifacio, la sua prima opera, va in scena con discreto successo alla Scala nel 1839 ma è Nabucco, tre anni più tardi, il primo grande trionfo. Dopo tanti capolavori, tra cui Ernani (1844) e Macbeth (1847), tra il 1851 e il 1853 nasce la cosiddetta “trilogia popolare”: RigolettoIl trovatore e La traviata. Arrivano importanti commissioni anche dall’estero: Les vêpres siciliennes (Parigi, 1855), La forza del destino (San Pietroburgo, 1862), Don Carlos (Parigi, 1867) e Aida (Il Cairo, 1871). Dopo la Messa di Requiem (1874), Otello (1887) e Falstaff (1893), muore a Milano il 27 gennaio 1901.
NOTE DI REGIA

La città sotto assedio, mura annerite dal fuoco, campagne ridotte a monchi alberi senza foglia. Atri muscosi, fori cadenti, gli stessi dell’Adelchi manzoniano di quattro secoli prima. Lo stesso volgo disperso. Che repente si desta, intende l’orecchio, solleva la testa. La battaglia di Legnano ha per Verdi lo stesso significato patriottico che l’ultimo re longobardo ha per Manzoni. La rivolta contro l’invasione straniera e la formazione di una rete di Comuni alleati, i prodromi di un’identità, la formazione di un esercito e, soprattutto, di un popolo che lo sostiene. Tanto bastava per trasportare la vicenda nel Vietnam delle ultime decadi del Novecento o durante la lotta di Liberazione di cinquant’anni prima? O nei Balcani di quest’inizio millennio? Non irrido alle riletture “moderne”, in qualche caso anche coinvolgenti, ma preferisco che lo spettatore –  che per me è innanzi tutto ascoltatore – possa far rima da solo con la contemporaneità. Se proprio vuole altro che non la Musica. La mia personale scommessa è ricavare la “contemporaneità” attingendo direttamente al verbo dell’Autore, rispettandone alla virgola le indicazioni (tra l’altro, in Verdi precise, inequivocabili). Non è chiarissimo in quei milanesi, comaschi, piacentini, novaresi, vercellesi, veronesi, uniti tutti contro il Barbarossa, il desiderio di liberarsi da un giogo e ritrovare la propria sovranità? Ricucire contrasti e spaccature, ricreare senso e forma di collettività, superando ognuno il nostro particulare? Sono temi che ricorrono nella storia del nostro Paese, tornati oggi di estrema attualità. Ne La battaglia di Legnano lo sfondo patriottico, che fece la sua fortuna al debutto e la mise in un angolo negli anni successivi (colpa anche delle riscritture obbligate dalla censura codina) è per me di vitale importanza. L’antico mondo barbarico fatto di obblighi e servitù si muove, detta l’evoluzione verso un equilibrio nuovo. L’età dei Comuni è la nuova frontiera; il diverso rapporto fra città e campagna e lo sviluppo del commercio ne saranno i frutti principali. A difenderli una plebe in armi, anziché mercenari chiamati da fuori e pronti a vendersi. Questo lo sfondo. Poi i caratteri, come sempre sbalzati da Verdi in altorilievo: Rolando, Arrigo, Lida, Barbarossa, Imelda, Marcovaldo. Pubblico e privato mescolati, nessun destino fuori dalla Storia, sacrificio e rito di sangue necessari perché il Fato si compia e torni il sole a splendere sulle sciagure umane. La scelta di rispettare l’epoca e le sue date appare, subito dopo l’Allegro Marziale Maestoso della Sinfonia che apre l’opera, si dichiara fin dall’apertura del sipario su una delle prime mappe della città di Milano (1.158, l’azione è di due decenni successiva: 1.176). La scena di Gianni Carluccio evoca i materiali costruttivi  del tempo - mattoni, legno, pietra – cercando più gli spazi di un’installazione piuttosto che configurare l’ambiente in modo realistico. Anche i costumi di Francesca Sartori ed Elisabetta Antico puntano alla stilizzazione cercando nei colori e in pochi accessori il carattere e le differenze dei vari personaggi. Grande differenze invece per i due eserciti: i lombardi popolani e “straccioni”, i teutoni protetti da metallo smagliante, macchine da guerra professionali e, sulla carta, invincibili.
Date

Mar 22 maggio, ore 20:00
Ven 25 maggio, ore 20:00
Dom 27 maggio, ore 15:30
Gio 31 maggio, ore 20:00

Prezzi
Platea 1 € 100
Platea 2 € 80
Platea 3 € 65
Platea 4 € 50
Palchi € 35
Galleria € 20
Dove

Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Piazzale Vittorio Gui, 1
50144 Firenze

Dettagli e mappa