Lear è l’ultima regia di Kozincev e chiude la così detta “trilogia classica”, dopo Don Chisciotte e Amleto, rispettivamente del 1957 e del 1964. Come per quest’ultimo, Kozincev si riaffida a Pasternak per la traduzione, a Sostakovic per la musica e a Grizius per la fotografia, ancora un bianconero suggestivo, fisico, profondo, che incornicia il senso della tragedia in una messinscena disadorna, spoglia, fuori da ogni contesto storico, facendo di Lear l’uomo di un’epoca finita e introducendo con Cordelia il tema dell’armonia: non solo quindi l’amore filiale ma anche la lotta dell’umano contro l’inumano (in controluce emergono alcune delle tematiche inquietanti emerse negli anni 60 del 900, l'incubo nucleare, le persecuzioni religiose, il ritorno di forme totalitarie, la soppressione delle libertà). Un bianconero che mette in rilievo la forza espressiva dei volti e degli sguardi, ben più eloquenti, secondo Kozincev, dei panorami e degli scontri fra gli eserciti, un allestimento che grazie anche a un montaggio secco, non ridondante, riduce la solennità spettacolare della tragedia per accentuare la forza e l’energia delle immagini “capaci e caricare lo schermo di elettricità”. Centrale in questa ottica risulta la scelta del protagonista, l’attore estone Juri Jarvet (da noi noto soprattutto per aver interpretato nel 1972 il dottor Snaut in Solaris di Andrej Tarkovskij), fisicamente inadatto alla parte (taglia mediocre, testa piccola, imponenza zero) ma dotato di una straordinaria tensione espressiva, davvero sorprendente. Il commento sonoro di Sostakovic, che aveva già composto le musiche per lo stesso lavoro teatrale nel 1940, rifugge da ogni epicità, come espressamente richiesto dal regista, niente marce trionfali e marziali rulli di tamburi, così da far risaltare la malinconia e sofferenza insita nei personaggi (vedasi in particolare la dolente melodia che al suono dello zufolo accompagna il fool). Per gli esterni fu scelta la zona del Mar d’Azov e la penisola di Kazantip venne individuata per la riproduzione del promontorio di Dover.