«Son regina e sono amante/ e l'impero io sola voglio/ del mio soglio e del mio cor»: sono le parole che il poeta Pietro Metastasio fa pronunciare a Didone, regina di Cartagine. L'opera prende spunto dal mito per presentare una donna risoluta e fiera, abbandonata dal suo amante Enea, infastidita da un pretendente - Iarba - cui non vuole cedere, ingannata dalla sorella Selene, che scopre amante dello stesso Enea, tradita infine dal suo confidente Osmida. L'opera riscosse un enorme successo nel carnevale del 1724 a Napoli, che portò a più di 60 versioni musicali diverse: a confrontarsi con il libretto di Metastasio ci furono anche Händel, Paisiello e Mercadante. La versione proposta è quella del 1726 di Leonardo Vinci, uno dei massimi esponenti della scuola operistica napoletana.
Didone abbandonata
Dramma per musica in tre atti
Libretto di Pietro Metastasio
Musica di Leonardo Vinci
Prima rappresentazione: Roma, Teatro delle Dame, 14 gennaio 1726
Edizione a cura di Auser Musici
Trascrizione: Gioele Gusberti e Alessio Bacci
Revisione musicale: Carlo Ipata
- Prima rappresentazione in tempi moderni
In coproduzione con il Teatro Verdi di Pisa
Con sopratitoli in italiano a cura di Prescott Studio, Firenze
con Inserra Chair (Montclair State University) e ICAMus, USA
Quest’opera è stata tradotta grazie a un contributo alla traduzione assegnato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Italiano