Stagione estiva 2017
Opera

La Cenerentola

«Una volta c'era un re»: è la canzone di Cenerentola, che sogna di sfuggire alle due sorellastre sciocche e importune, e che diventerà realtà sposando il principe don Ramiro. Liberamente ispirata alla fiaba di Charles Perrault, la matrigna è sostituita dallo spassosissimo don Magnifico, intendente dei bicchierpresidente al vendemmiar; Cenerentola non perde la scarpetta, ma è il furbo Alidoro a organizzare la festa che le farà incontrare il principe, inscenando un falso incidente per permettere a lei di essere riconosciuta. Il lieto fine è assicurato, con una punta di malizia, dalla novella sposa che rivolgendosi al patrigno e alle sorellastre canta «sarà mia vendetta il lor perdono».

 

La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo
Melodramma giocoso in due atti
Musica di Gioachino Rossini
Libretto di Jacopo Ferretti dalla fiaba di Charles Perrault
Prima rappresentazione: 25 gennaio 1817 al Teatro Valle, Roma

Nuovo allestimento

Artisti

Direttore
Alessandro D’Agostini

Regia
Manu Lalli

Scene
Roberta Lazzeri

Costumi
Gianna Poli

Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Angelina, detta Cenerentola
José Maria Lo Monaco

Don Ramiro, principe di Salerno
Matteo Macchioni

Don Magnifico, barone di Montefiascone
Marco Filippo Romano

Dandini
Giorgio Caoduro

Alidoro
Mirco Palazzi

Clorinda
Francesca Longari

Tisbe
Ana Victoria Pitts

Fata dei libri
Alice Chiaramida
GIOACHINO ROSSINI
Nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792, figlio di un suonatore di trombetta e di una cantante. Comincia a studiare clavicembalo e canto a Lugo, per poi iscriversi nel 1806 alle lezioni di violoncello, pianoforte e composizione del Liceo Musicale di Bologna. Debutta nel 1810 con La cambiale di matrimonio al Teatro San Moisè di Venezia, ma i primi grandi successi li ottiene con La pietra del paragone (1812), Tancredi e L’Italiana in Algeri(1813). Assunto dall’impresario Domenico Barbaja come direttore dei teatri napoletani di San Carlo e del Fondo con l’obbligo di scrivere due opere all’anno, compone Otello (1816), Mosè in Egitto (1818), Ermione (1819), Maometto II (1820). A Roma tra il 1816 e il 1817 vanno in scena Il Barbiere di Siviglia e La Cenerentola; sempre nel 1817 è la volta di La Gazza Ladraalla Scala di Milano. Con Guillaume Tell (1829) abbandona il teatro d’opera e si dedica allo Stabat Mater (1841) e alla Petite Messe Solennelle (1863). Muore a Passy, presso Parigi, il 13 novembre 1868.
Lo spettacolo si apre con una scena nel salone del barone Don Magnifico, dove la dolce Cenerentola accoccolata vicino al camino, legge di nascosto un libro.

In questa immagine sta tutta la regia dello spettacolo. La versione che stiamo mettendo in scena infatti racconta di una giovane donna orfana di entrambi i genitori che ha vissuto un’infanzia felice in una famiglia colta e benestante, in una bella casa piena zeppa di libri. Alla prematura morte del padre la madre si è risposata con un sedicente barone Don Magnifico che giunge in casa con le sue due figlie di un precedente matrimonio, Clorinda e Tisbe. Ma, ahimè, come in tutte le fiabe, anche la madre di Cenerentola muore.

È così che la piccola Cenerentola si trova vessata delle sue brutte sorellastre, ignoranti e civette, intente solo ad abbigliarsi e a caccia di marito, e dal patrigno che sperpera tutta la ricchezza lasciatele dalla sua famiglia, che ordina ai due unici servi rimasti scalcinati e stralunati di “eliminare” (bruciare) la biblioteca per far posto alle nuove camere delle sue cattive figliole.

Così, fra un libro bruciacchiato o strappato e tante cattive parole, Cenerentola si trova a vivere in un incubo. In una casa poco lontano dal palazzo vive però un principe che cerca moglie, proprio come l’inizio del libro che Cenerentola sta leggendo: “una volta c’era una re che a star solo si annoiò” e la fiaba prende le mosse.

Alidoro, precettore del principe e filosofo di corte, impone al giovane rampollo di travestisti da scudiero cambiandosi di personaggio con il suo vero scudiero Dandini, che per l’occasione interpreterà il principe. Giunti nella casa, come da convenzione dell’opera buffa, è tutto un susseguirsi di gag, imbrogli e tafferugli nella migliore tradizione rossiniana, fino a un epilogo festoso nel quale il vero principe si sposerà con una vera Cenerentola, ormai divenuta donna, che si mostra in tutta la ricchezza della sua bontà.

Nella regia, non previste dal libretto, vi sono delle “fate dei libri” guidate da una fata piccola (bambina). La fata appare in alcuni punti dello spettacolo per guidare le vicende della protagonista con piccoli movimenti mimici di grande intensità poetica. È lei che mentre Alidoro canta insegnerà a Cenerentola che la bellezza non sta fuori ma dentro il cuore, che la vestirà per il ballo e che con la zucca la porterà a palazzo. È lei che di concerto con Alidoro guiderà il principe attraverso il temporale nella casa del barone, ed è lei che fin dall’inizio dell’opera, durante la sinfonia, apre lo spettacolo dando il via alla fiaba muovendo la bacchetta magica assieme al direttore.

La piccola fata, con le altre fate, aiutanti magici della storia, scompariranno dal teatro migrando verso un altro mondo quando Cenerentola trionfa. E scompariranno dalla sua vita perché lei smetterà di crederci. Il matrimonio, che lei ottiene non per desiderio di privilegi e ricchezza, ma solo attraverso la bontà e l’intelligenza, la rende adulta. L’ingresso nel principio di realtà fa scomparire le fate ed è solo allora che Cenerentola si rende conto che non è stata la magia che l’ha resa libera e amata, ma la sua bontà, la sua virtù e la non scontata e mai istintiva capacità di perdonare, anche se le sorelle non la prenderanno molto bene.
Date

Ven 30 giugno, ore 21:15
Mar 27 giugno, ore 21:15
Mer 21 giugno, ore 21:15
Gio 15 giugno, ore 21:15
Ven 9 giugno, ore 21:15

Durata
Prima parte: 1 ora e 40 minuti
Intervallo: 30 minuti
Seconda parte: 1 ora e 20 minuti

Durata complessiva: 3 ore e 30 minuti
Prezzi
I Settore 90 €
II Settore 60 €
III Settore 40 €
IV Settore 20 €